Odiamo a
morte chi ha le ombre che sono le nostre, ma noi non le accettiamo. Perché noi
non sopportiamo un certo tipo di persone? Dentro di noi c'è tutto e tutto ciò
che esiste ha due poli. Noi conosciamo la luce, perché conosciamo il buio. Noi
conosciamo il bene perché abbiamo sperimentato il male. Vero- falso. Alto- basso.
Queste sono polarità. Negare l’esistenza
di un polo significa squilibrare tutto. Le ombre vanno integrate così diceva
Jung.
L’amore
è l'unico stato che unisce i poli, si diventa liberi, ma quando si nega un polo
si diventa giudicanti. Jung suggerisce di accettare l’esistenza del male che si
annida dentro ad ognuno: la strega e l’orco, la puttana e il dongiovanni, la bugiarda e il bugiardo e tutto ciò che è
opposto ai propri ideali. Accettando le polarità si è maggiormente in grado di
valutare, prendere posizioni evitare il giudizio in quanto la polarità è
interna ad ognuno. Inoltre quello che ci irrita nel partner è ciò che non si
vuol vedere di Sé.
Jung lo
avrebbe definito la nostra ombra. Si
potrebbe dire che quando il partner fa arrabbiare, la relazione diventa
terapeutica. Non si intende dire che si deve stare insieme a una persona che
non ci fa felice, ma questo dovrebbe aiutare a giudicare molto meno, a non
incolpare gli altri delle proprie scelte, andare oltre verso altre dimensioni
Erica poli lo definisce possibilità e capacità di per-dono. Il perdono libera
dalla pesantezza toglie alla radice la rabbia ed è un dono che si fa a se stessi. E insieme ad Erica Poli si può
affermare: «così il
litigio, se visto come la manifestazione del servizio reciproco di due maestri,
se vissuto nell’ottica di noi stessi, non è da rifuggire».[1]
A presto
Luciana Psicologa